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TRILUSSA – La maschera

Omaggio Lei. Vent’anni fa m’ammascherai pur’io!E ancora tengo er grugno de cartoneche servì p’annisconne quello mio.Sta da vent’anni sopra un credenzonequela Maschera buffa, ch’è restatasempre co’ la medesima espressione,sempre co’ la medesima risata.Una vorta je chiesi: – E come faia conservà lo stesso bon umorepuro ne li momenti der dolore,puro quanno me trovo fra li guai?Felice te, che nun te cambi mai!Felice te, che vivi senza core! –La Maschera rispose: – E tu che piagniche ce guadagni? Gennte! Ce guadagniche la genti dirà: Povero diavolo,te compatisco… me dispiace assai…Ma, in fonno, credi, nun j’importa un cavolo!Fa’ invece come me, ch’ho … Continua a leggere TRILUSSA – La maschera

Pirandelliana mente.

Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso. (dal discorso pronunciato da Luigi Pirandello in occasione della morte di Giovanni Verga; citato in Michele Sabatino, Tra la mia perduta gente. Lettere e poesie, epilogo, La Moderna Edizioni, Enna, 2006)“ Fotografia di Maria Cutugno – Spiaggia Continua a leggere Pirandelliana mente.

La delicatezza - watercolor

La delicatezza

  La delicatézza In una parola s’intende la qualità di ciò che è delicato come la pelle di un bambino, il colore del petalo di un fiore, la tinta di un filo di seta e la sua leggera morbidezza, il profumo del gelsomino subito dopo la pioggia di primavera, la leggerezza della rondine mentre torna al nido, il tocco del pittore che poggia il bianco di perla nel ritratto di un antico ricordo. La delicatezza è segno di gentilezza, tangente sensibilità che s’esprime nella squisitezza di sentimenti o di modi, di gusto e di vera finezza coscienza verso chi è preciso e scrupoloso in ogni sua … Continua a leggere La delicatezza

23 maggio 1992

23 maggio 1992. Catullo, Virgilio e un terrazzo che volgeva lo sguardo alle splendide Isole di Eolo. Insieme accompagnavamo i nostri sogni e le nostre speranze. Era il tempo dell’Università, del mondo dorato e della consapevolezza non ancora matura. Improvvisamente voci alla radio e il sole spariva per lasciare un velo nero che annullava la brezza marina di quel pomeriggio assolato: una guerra. Ricordo il pianto. Io non dimentico. Come sarebbe stato oggi se Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro non fossero morti quel giorno? Continua a leggere 23 maggio 1992