Le tre corde

 

 

CIAMPA Non è questo, signora mia. Vuol che gliela spieghi io, la cosa com’è ? Lo strumento è scordato.

BEATRICE Lo strumento? Che strumento?

CIAMPA La corda civile, Signora. Deve sapere che abbiano qui come tre corde d’orologio in testa.

Con la mano destra chiusa come se tenesse tra l’in­dice e il pollice una chiavetta, fa l’atto di dare una mandata prima su la tempia destra, poi in mezzo alla fronte, poi sulla tempia sinistra.

 La seria, la civile, la pazza. Soprattutto, dovendo vive­re in società, ci serve la civile;per cui sta qua, in mezzo alla fronte. – Ci mangeremmo tutti, signora mia, l’un l’altro, come tanti cani arrabbiati. – Non si può. – Io mi mangerei – per modo d’esempio – il Signor Fifì. – Non si può. E che faccio allora? Dò una giratina così alla corda civile e gli vado innanzi con cera sorridente, la mano protesa;- « Oh quanto mi è grato vedervi, caro il mio signor Fifì ! » – Capi­sce, signora? Ma può venire il momento che le acque s’intorbidano. E allora… allora io cerco, prima, di gi­rare qua la corda seria, per chiarire, rimettere le cose a posto, dare le mie ragioni,dire quattro e quattr’ot­to, senza tante storie, quello che devo. Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora la cor­da pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio!

FIFÌ Benissimo! benissimo! Bravo, Ciampa!

CIAMPA Lei, signora, in questo momento, mi perdoni, deve aver girato ben bene in sé – per gli affari suoi – (non voglio sapere) – o la corda seria o la corda pazza, che le fanno dentro un brontolìo di cento calabroni ! Intanto, vorrebbe parlare con me con la corda civile. Che ne segue ? Ne segue che le parole che le escono di bocca sono sì della corda civile, ma vengono fuori stonate. Mi spiego ?- Dia ascolto a me : la chiuda. Mandi via subito il signor Fifì…

Gli si appressa.

 La prego anch’io, Signor Fifì se ne vada

BEATRICE Ma no, perché? Lasciatelo stare.

FIFÌ Volete levarmi il piacere di starvi a sentire?

CIAMPA (con intenzione) Perché lei, signora, qua – permette ? — su la tempia destra, dovrebbe dare una giratina alla corda seria per parlare con me a quattr’occhi,seriamente: per il suo bene e per il mio!

BEATRICE Non Sto mica parlando per ischerzo, io. Vi voglio appunto parlare seriamente.

CIAMPA   Ah, e sta bene, allora. Eccomi qua. Badi però, signora – mi lasci dire questo soltanto -badi che, chi non giri a tempo la corda seria, può avvenire che gli tocchi poi di girare, o di far girare agli altri la pazza: gliel’avverto!

FIFÌ Mi pare che cominciate voi stesso. caro Ciampa, a parlare stonato.

BEATRICE Già, pare da un pezzo anche a me… Non ca­pisco…

CIAMPA Chiedo perdono.

Con scatto improvviso:

 Signor Fifì mio padre aveva tutta la fronte spaccata.

FIFÌ Come c’entra adesso vostro padre?

CIAMPA Da ragazzino -sciocco – mio padre. invece di ripararsi. la fronte, sa che faceva? Si riparava le mani. Inciampando, cadendo, tirava subito le mani indie­tro, e tonfete, si spaccava la fronte. – Io, caro Signor Fifì, metto le mani avanti. Le metto avanti, perché la fronte io me la voglio portare sana, libera – sgombra.

FIFÌ Ma scusate, se non sapete ancora la ragione per cui mia sorella vi ha fatto chiamare, che mettete le mani avanti ?

CIAMPA Chiudo la corda seria, e riapro la civile.

S’inchina.

tratto da “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello

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