La parola “nobiltà” non è attribuibile in modo esclusivo a stemmi, titoli, grifoni e privilegi di una memoria sociale in decadenza.
“Nobiltà” deriva dalla radice greca γνῶ (come γνῶσις) che in greco antico corrisponde tra l’altro a conoscenza, illuminazione interiore, integrità morale.
“Nobiltà” deriva dal verbo latino “noscere” che assumeva l’alto significato di essere nobile, essere onorevole.
Su questo dovremmo riflettere.
Cosa significa “essere onorevole” ?
L’aggettivo onorevole quasi desueto come tale, al contrario viene largamente utilizzato come un sostantivo che distoglie spesso l’attenzione che gli è dovuta come significato e lo avvicina al significante.
Se si riprendesse in mano la parola come significato, se fossimo capaci di pensare all’essere onorevoli in ciò che ogni giorno dovremmo riconoscere in noi stessi e negli altri, si potrebbe trovare e tornare alla “conoscenza e all’appartenenza di ciò che ci rende nobili di fronte a noi stessi e agli altri ?
Tale motivazione non produrrebbe beneficio ? Sarebbe forse controproducente ?
La risposta sembra scontata e fa parte della “lista dei buoni propositi da adulto” che ha preso il posto della letterina per Babbo Natale che eravamo soliti scrivere da bambini.
E se prima di andare a lavoro ogni mattina formulassimo la chiara intenzione di cercare la nobiltà d’animo in tre persone incontrate durante la giornata cosa troveremmo ?
Questa è la domanda.