In greco antico il verbo “ποιέω. fare” corrispondeva al nostro “costruire, fabbricare”. Si diceva dell’artigiano, del fornaio, del falegname, del muratore, dell’ebanista e del poeta.
Fare le poesie, riconoscendo alla poesia un valore economico e sociale e, non solo come diletto dell’anima. Questo per l’antico greco popolo era poesia.
La capacità del poeta di “maneggiare il metro” era maestria.
Oggi che ha la musa Calliope ha smesso di cantare dall’Elicona monte, a mala pena riconosciamo il valore di un verso.
Scontata è la maestria regalata da un ottativo che nasconde il desiderio tra l’essere, il fare e il desiderare.
Rifletti, perché poeta fai poesia? Corro dietro a un verso che catturi il filo di fumo lasciato da un sogno.
